BMI: È UN INDICE DI SALUTE?

Introdotto come metodo semplice e standardizzato per correlare altezza e peso, il BMI è spesso impiegato per stimare il rischio di patologie croniche legate al sovrappeso e all’obesità. Tuttavia, negli ultimi anni, la sua validità come indicatore di salute è stata messa in discussione da una parte della comunità scientifica. In questo articolo analizzeremo il significato e il calcolo del BMI, i suoi punti di forza e di debolezza, le interpretazioni controverse emerse dalla letteratura, e le possibili alternative per una valutazione più accurata dello stato di salute.
Cos’è il BMI e come si calcola
Il Body Mass Index (BMI), o Indice di Massa Corporea (IMC), è una misura utilizzata per valutare la relazione tra peso e altezza di un individuo. Si calcola dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri (BMI = kg/m²). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla base del BMI identifica le seguenti classi di peso:
Sottopeso: BMI < 18,5
Normopeso: BMI 18,5–24,9
Sovrappeso: BMI 25,0–29,9
Obesità (grado I): BMI 30,0–34,9
Obesità (grado II): BMI 35,0–39,9
Obesità (grado III): BMI ≥ 40,0
Vantaggi e limiti del BMI
Il BMI è uno strumento semplice e rapido per valutare il rischio di malattie croniche e mortalità. Numerosi studi hanno evidenziato che un BMI superiore a 30,0 è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e mortalità prematura. Tuttavia, il BMI presenta significative limitazioni:
composizione corporea: non distingue tra massa grassa e massa magra;
distribuzione del grasso: non considera la localizzazione del tessuto adiposo, fattore cruciale per il rischio cardiovascolare;
fattori individuali: non tiene conto di età, sesso, etnia e altri parametri clinici come pressione arteriosa o livelli di colesterolo.
Inoltre, negli anziani, un BMI leggermente superiore può essere protettivo, mentre nei bambini e adolescenti è necessario utilizzare curve di crescita specifiche.
Cos’è il paradosso dell’obesità?
Il “paradosso dell’obesità” si riferisce a osservazioni in cui individui classificati come sovrappeso o con obesità lieve mostrano tassi di sopravvivenza superiori rispetto a quelli con BMI normale. Una meta-analisi del CDC pubblicata su JAMA nel 2013 ha riportato che persone con BMI tra 25 e 30 avevano una mortalità inferiore rispetto a quelle con BMI 18,5–24,9. Tuttavia, questo fenomeno potrebbe essere spiegato da:
bias di causalità inversa: malattie preesistenti possono causare perdita di peso, portando a un BMI più basso e a una maggiore mortalità;
fattori confondenti, come il fumo, che è associato a BMI più basso, ma a maggiore rischio di morte.
Uno studio della Global BMI Mortality Collaboration, che ha analizzato dati di oltre 10 milioni di individui ignorando i possibili confondenti, ha confermato che la mortalità aumenta progressivamente già a partire da un BMI superiore a 25, suggerendo che il paradosso potrebbe essere un’illusione statistica.
Esistono alternative migliori del BMI?
Esistono indici più accurati e clinicamente rilevanti del BMI, in quanto tengono conto non solo del peso, ma anche della composizione corporea, della distribuzione del grasso e di parametri metabolici associati al rischio cardiovascolare e metabolico.
Circonferenza addominale: proporzionale al grasso viscerale, fortemente correlato al rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2; i valori ideali sono < 94 cm per gli uomini e < 80 cm per le donne.
Rapporto vita-fianchi (WHR): indica la distribuzione del grasso corporeo; i valori ideali sono < 0,90 per gli uomini e < 0,85 per le donne.
Massa grassa %: percentuale di tessuto adiposo rispetto al peso totale, valutabile tramite plicometria, impedenziometria o DEXA; i valori ideali variano in base all’età; approssimativamente i valori ideali sono 10–20% per gli uomini e 18-28% per le donne (ma può essere inferiore negli atleti e superiore negli anziani).
Rapporto vita-altezza (WHtR = Waist-to-Height Ratio): indicatore emergente semplice, ma predittivo di rischio cardiovascolare, che confronta la circonferenza vita con l’altezza; il valore ideale per entrambi i sessi è <0,50.
Il BMI, resta un valido strumento per monitorare fenomeni epidemiologici su larga scala, ma in ambito clinico dovrebbe essere affiancato o sostituito da misure più dettagliate per un inquadramento più accurato delle condizioni di salute.